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1974 - 1993

Francesco Tatò - Presidente dal 1974 al 1993

Un ricordo lungo diciannove anni


Non ricordo quante volte ho ripetuto nel corso delle riunioni della Associazione, per rafforzare i sentimenti di coesione tra i soci, ed in quelle romane della federazione nazionale, per dar prestigio al gruppo barese e poi pugliese, che la nascita della nostra fondazione risaliva al 1901.
Più di una volta poi ho scorso la raccolta dei numeri della rivista edita sin dalla fondazione per leggere articoli, per trovare cose interessanti la nostra città, per individuare modi e comportamenti, per, infine, meglio conoscere i colleghi che mi avevano preceduto, a partire dal gruppo dei fondatori, per attingere motivazioni ed entusiasmi.
Quando citavo la fondazione della nostra Associazione, non pensavo certo al centenario, così lontano pareva da essere avvolto nelle nebbie del futuro: cosa per altre generazioni, non per noi.
Di sorpresa mi ha colto la telefonata del professore Marcello Di Marzo, rigettandomi in un passato che si era, poco alla volta, avviluppato in una foschia densa, capace anche di confondere ricordi ed eventi. La conservazione della memoria ad età avanzata è virtù di pochi e, tra quei pochi, io non eccello.
I miei pensieri son partiti da lontano.
Dal momento, ovviamente, in cui la benevolenza dei colleghi riuniti in assemblea il 9 dicembre 1974 mi elesse tra i membri del Consiglio direttivo per il biennio successivo e da quando, qualche giorno dopo, il 16 dicembre, il Consiglio direttivo eletto mi designò quale presidente.
A Bari dal 1962, avevo richiesto nel 1966 il trasferimento dall'Ordine degli Ingegneri di Firenze a quello di Bari e la iscrizione come socio alla Associazione provinciale ingegneri ed architetti di Bari.
Questa ultima iscrizione mi parve del tutto naturale in quanto, sin dalla mia prima iscrizione all'Ordine di Firenze nel 1948, mi ero contemporaneamente iscritto al Collegio degli Ingegneri di Firenze (oggi "della Toscana"), libera associazione consorella della APIAB in quanto entrambe federate alla ANIAI.
La mia precedente esperienza negli organismi di categoria - ognuno con le proprie prerogative e finalità - era consistita nell'aver fatto parte per quattro anni del Consiglio dell'Ordine di Firenze, per un biennio anche Segretario.
Le mie prime conoscenze con i colleghi di Bari risalgono a quella epoca come partecipante ai Congresso degli Ordini tenuto a Bari, se non sbaglio nel 1957. Ho un ricordo vivo, anche se abbastanza lontano, di quei giorni di magnifico sole sul lungomare nei pressi del Palazzo della Provincia ove aveva luogo il Congresso. Feci anche un intervento e questo mi dette modo di stringere amicizia, conservata nel tempo, con alcuni colleghi baresi.
Dico baresi, quasi io fossi di chissà quale altro lido, mentre sono pugliese della provincia di Bari, di Barletta per la precisione, dalla testa ai piedi, di madre e di padre, uomo del sud, orgoglioso di esserlo.
Vicende familiari mi avevano condotto prima in Piemonte e poi a Firenze, tanto da compiere tutti i miei studi fuori dalla terra natale ed anche un quindicennio circa di attività professionale.
Nel momento in cui mi trovai ad essere presidente dell'APIAB ero a Bari già da dodici anni e, per le mie funzioni nella pubblica amministrazione, avevo avuto modo di conoscere molti colleghi, ingegneri ed architetti, particolarmente della città di Bari.
Esperienze e conoscenze che mi dettero modo di immergermi immediatamente nella funzione che mi era stata affidata. Preparato anche alle situazioni locali avendone convissuto per molti anni di analoghe in Lungarno Guicciardini 1, sede (bellissima, per pregio artistico ed architettonico) ancora oggi dell'Ordine di Firenze e dei Collegio degli Ingegneri della Toscana.
In quella funzione di presidente dell'APIAB e, dall'inizio del 1981, dell'ARIAP, ci sono rimasto ben diciannove anni, fino alla fine dell'anno 1993. Molti, forse troppi, e non so da che parte cominciare. Ne è testimone la lunga premessa.
N'è so come, per cronaca temporalmente scandita o per argomenti. Ho preferito questo secondo metodo, nella speranza che sia meno noioso per il lettore. Ovviamente dopo avere consultato verbali di consigli e di assemblee per aiutare o. meglio, per ricostruire, la malandata memoria.

Inizio con i soci ingegneri ed architetti
Non arrivavano a 600 all'inizio dell'anno 1975 e 56 erano stati i votanti nella seconda convocazione. Un numero esiguo, il 10% circa degli iscritti nella riunione biennale per il rinnovo delle cariche sociali ove, di solito, vi è la massima affluenza.
Quello di cercare di incrementare il numero dei soci è stato un impegno costante nel corso degli anni con risultati apprezzabili, anche se non eclatanti.
La punta massima è stata di 1.013 soci laureati alla fine dell'anno 1985, dei quali 882 ingegneri e 131 architetti, per poi mantenersi negli anni successivi fino al 93 intorno alle 950 unità, compensando solo in parte le nuove domande di iscrizione con le cancellazioni forzose per morosità, operate da un certo momento in poi con decisione per cercare di eliminare dai bilanci residui attivi che attivi non erano, ma soltanto quote inesigibili.
Cercando anche di approfondire le cause di divario così accentuato, ed in crescita continua, tra gli iscritti ai rispettivi ordini e gli iscritti alla Associazione. Per gli ingegneri al 1975 il rapporto era di i a 3 circa ed esso è andato sempre più divaricandosi per la costante crescita degli iscritti all'Ordine, con iscrizione, è bene ricordarlo, obbligatoria per l'esercizio della professione, al confronto di una libera e volontaria adesione alla Associazione. Per gli architetti la medesima situazione, connessa ad altre cause, tutte negative, quali l'effettivo modesto numero di essi per la assenza della Facoltà in Bari, la diversa ubicazione della sede, il diverso orientamento culturale rispetto ad un gran numero di ingegneri.
E senza poi dimenticare che nel corso di questi diciannove anni di presidenza si è attuata una profonda trasformazione nella Associazione, il passaggio della Associazione medesima da provinciale a regionale. La variazione dello Statuto fu approvata nella Assemblea straordinaria del 24 ottobre 1980, seguita dal referendum così come previsto dallo Statuto medesimo e dal regolamento.
Vari furono i motivi di una tale decisione. Maggior coesione a livello regionale della azione a carattere culturale a favore delle due categorie di professionisti; un altrettanto maggior prestigio in ambito nazionale, come Associazione federata all'ANIAI il tentativo di evitare la frammentazione della espressione di categoria in piccole entità locali, favorendone invece la formazione nell'ambito di quella regionale; favorire la diffusione del listino dei prezzi, già largamente utilizzato anche fuori della provincia di Bari, dando una veste ed un contenuto realmente a carattere regionale.
Certo è che i soci alla fine del 1980 erano 633, raggiungendo i 932 alla fine del 1982 ed il tetto già citato nel 1985, con il contributo di iscritti in particolare della provincia di Lecce e di Taranto, di minore importanza da Brindisi e pressochè nullo da Foggia, ma anche, forse per riflesso, per un incremento più accentuato delle iscrizioni dalla provincia di Bari.
Tornando ai soci, il primo impegno, come risulta dalla relazione programmatica alla prima riunione del Consiglio Direttivo dell'anno 1975, fu quello di escogitare mezzi per attirare i giovani laureati, facendo leva anche nella opportunità che lo Statuto offriva di iscrivere come soci, a determinate condizioni, gli studenti universitari degli ultimi due anni. Uno studente iscritto è quasi certamente un futuro socio ordinario.
E' una azione questa che è stata condotta in modo particolare, impegnando a tanto i componenti del Consiglio Direttivo operanti nella Università, la Facoltà di Ingegneria, naturalmente, ai vari livelli di docenza. lì numero massimo di studenti iscritti è stato di 130/140, numero non trascurabile se si tiene conto del rapido avvicendamento studentesco degli ultimi due anni del corso di studi. Un altro richiamo a quanto prima già accennato, è allo scarso numero dei soci presenti alle Assemblee.
Ho dovuto constatare poi nel seguito degli anni che il numero dei presenti non solo oscillava sempre intorno alle cinquanta presenze, anche se il numero dei soci si era incrementato di consistenti percentuali (anche ed oltre il 50%) ma che, salvo pochi mutamenti dovuti alle varie cause ipotizzabili, si trattava sempre degli stessi ingegneri ed architetti.
Certo in ogni associazione, di categoria e non, vi è sempre un gruppo (di gran lunga il minore) più attivo ed interessato alla gestione, agli obiettivi, ai risultati, alle nuove proposte ed un altro gruppo (il maggiore) meno attivo, direi inerte, di spettatori, ma, nella Associazione che avevo la fortuna e l'onore di presiedere, questo fatto mi ha sempre turbato, e non poco.


La stampa è stata e resta sempre il punto di forza della Associazione
E' il contatto diretto, continuo nella assicurata periodicità, tra il socio e la Associazione.
E' la utilità pratica nell'esercizio della professione per quanto attiene il "listino dei prezzi delle opere edilizie", successivamente "Bollettino di informazione tecnica - Elenco dei prezzi dei materiali e delle opere" ed è la utilità culturale fornita dalla rivista "Continuità - Rassegna tecnica pugliese", sempre di elevato livello per ogni argomento trattato.
Utilità, certo, perchè deve averne di concreta per mantener fede ai propri obiettivi statutari nei confronti dei propri soci.
Pubblicazioni antiche ed ormai radicate nel generale apprezzamento in tutti gli ambienti, tecnici e culturali.
Per lungo tempo il Listino dei prezzi della APIAB è stato l'unico nella regione, utilizzato da enti pubblici e da privati.
Continuare sulla linea già affermata da decenni cercando di apportare i necessari continui adeguamenti alle esigenze dei professionisti e del mercato. non poteva non essere un impegno primario cui dedicare la massima attenzione.
L'inizio della attività coincise con le dimissioni volontarie per età dell'ing. Vincenzo Danisi, direttore responsabile del listino dei prezzi e professionista di grandissima esperienza e di elevato ingegno.
L'evento fu risolto con l'affidamento dell'importante incarico ad un altro professionista di pari qualità, come l'ing. Benedetto Muciaccia.
I molti anni della sua direzione hanno coinciso con un continuo rafforzamento della affermazione della pubblicazione presso tutti gli ambienti tecnici, pubblici e privati, della Regione.
Si parla di regione perchè proprio nel periodo della direzione dell'ing. Muciaccia avvenne il passaggio della Associazione da provinciale a regionale, cosa che comportò una sensibile trasformazione nei contenuti per renderli idonei alla consultazione da parte dei tecnici delle cinque provincie pugliesi. Un lavoro di notevole mole, condotto con grande acutezza tecnica, attenta anche ai nuovi mezzi operativi posti a disposizione dal progresso delle tecnologie.
L'ing. Benedetto Muciaccia mantenne l'incarico fino a tutto l'anno 1988 e cioè per ben tredici anni.
Con le sue dimissioni, anche questa volta per età, l'incarico venne conferito all'arch. Luigi Mirizzi, componente del Consiglio Direttivo, cui si deve riconoscere un impegno veramente eccezionale in questo prestigioso incarico aggiuntivo.
All'inizio dell'anno 1975 il Consiglio Direttivo dovette anche provvedere alla nomina del Direttore responsabile della rivista "Continuità - Rassegna tecnica pugliese" gioiello della attività culturale della Associazione.
"Continuità" per il collegamento alla più antica testata, inizio e documento dalla Fondazione, con il nome di "Rassegna tecnica pugliese". La ripresa delle pubblicazioni e quindi la "continuità" risaliva al 1966 e in detto periodo essa era assurta a livello di tutto rispetto per contenuti tecnici, particolarmente nei campi della edilizia, della architettura e dell'urbanistica.
La direzione venne affidata al prof. ing. Giovanni Fuzio, brillantemente inserito nella carriera universitaria, dotato di particolare attitudine ad un compito, certamente non facile, di mantenere ed elevare i contenuti culturali della rivista trimestrale conosciuta ed apprezzata ben oltre la Puglia.
Al prof. ing. Vito Giorgio Colaianni, docente più anziano della nostra università che già aveva diretto la rivista "Continuità", il compito di coordinatore per le pubblicazioni e la stampa.
Il prof. Fuzio mantenne il suo incarico per non molti anni, finchè i suoi molteplici impegni universitari e professionali glielo consentirono, lasciando preziosa e profonda traccia del suo impegno.
Fu sostituito da un collaboratore impareggiabile in tutti e diciannove gli anni della mia presidenza, dal prof. ing. Renato Cervini che neI 1975, più giovane di tutti (o quasi tutti, non posso giurarlo) i componenti del Consiglio fu scelto come segretario; non molti anni dopo vicepresidente, sempre presente e sempre prezioso collaboratore in tutta la attività della Associazione, dalle conferenze ai viaggi, alle mostre, fino a quelle che potrebbero, in certo modo, essere considerate minori.
Continuità è nelle mani di Cervini, anch'egli ottimamente inserito nell'attività universitaria, e cresce.
Non sono in grado di elencare ora tutti gli importanti argomenti trattati, nè è necessario perchè la direzione vi ha già provveduto con un indice bibliografico cronologico e per autori a cura di Maurizio delle Foglie una prima volta dal 1983 al 1989 ed una seconda volta dal 1989 al 1993. Va ricordata anche la iniziativa di corredare la rivista di un inserto che ha riprodotto in copia anastatica interessanti numeri dei primissimi anni dell'inizio secolo. Si chiamava, come ho già riferito, "Rassegna tecnica Pugliese" ed era sottotitolata "Periodico mensile del Collegio degli Ingegneri e degli Architetti di Puglia". Ne ho innanzi due, i fascicoli IV e V dell'anno II datati Bari, 1 e 15 giugno 1903, il cui primo articolo deII'ing. Antonino Vinaccia ha per titolo "Il nuovo politeama Petruzzelli".
La nostra rivista può essere inserita a pieno titolo tra i" luoghi di ricerca" e nelle bibliografie.

Nel corso degli anni della mia presidenza sono stati molto curati i rapporti con la ANIAI, la Associazione Nazionale Ingegneri e Architetti italiani, cui la nostra Associazione è federata sin dagli albori della sua ricostituzione negli anni 45/46.
Ed è il terzo argomento che affronto.
L'ANIAI ha conquistato un notevole prestigio in campo nazionale nei primi decenni dalla sua ricostituzione con Congressi su temi importanti di carattere tecnico, con pubblicazioni di "quaderni", particolarmente apprezzati, con premi tecnici a livello nazionale, con la rivista mensile "L'ingegnere", con l'intervento costante su tutti i temi, anche legislativi, interessanti le professioni di Ingegnere e di Architetto. Attività peraltro concentrata nella capitale.
Mi resi conto ditale stato di fatto sin dalle prime riunioni cui partecipai in rappresentanza della ARIAP, rendendomi anche conto della posizione della nostra associazione nell'ambito della federazione, una delle maggiori per numero di iscritti ed anche una delle più attente nelle contribuzioni.
Abbiamo immediatamente accentuato la nostra partecipazione con la presenza ad ogni riunione della Giunta esecutiva, con interventi e proposte tendenti a migliorare sia il prestigio della federazione nazionale sia ad istituire (più che ad incrementare) servizi di utilità per tutti gli iscritti delle associazioni periferiche.
La riduzione di precedenti sponsorizzazioni che avevano consentito determinate attività, richiedeva la formulazione di nuove idee e di nuovi metodi che potessero avere un riscontro economico, anche solo a livello di costi.
Compito non facile in una compagine che vedeva una nutrita presenza di piccole associazioni provinciali, desiderose di ottenere servizi, ma scarsamente propense ad ogni altro tipo di partecipazione.
Abbiamo, io e gli amici che componevano di volta in volta la nostra rappresentanza, Cervini, Bosco, Colaianni, Cimmarusti, Mirizzi, fatto di tutto per mettere "più grinta" nella azione che, invece, andava decrescendo.
Abbiamo anche fornito più di un esempio pratico.
Già nel 1978 abbiamo organizzato in Bari il Convegno Internazionale ANIAI sul tema "Scienza e Tecnica al servizio dell'agricoltura". Un successo veramente importante, ottenuto con un lavoro organizzativo di estrema accuratezza, sostenuto direttamente dai nostri soci, numerosi ed entusiasti.
Ogni tanto mi capitano sottomano, nelle periodiche rivisitazioni a scopo di eliminazione delle nostre troppe carte, le fotografie che ho conservato. La sala degli specchi dell'Hotel Palace al gran completo. E noto le importanti presenze, locali, nazionali ed internazionali, i relatori, tutti di grande livello. E ricordo il fondamentale supporto culturale, fornito con tutte le relazioni ed anche i semplici interventi scritti, consegnati puntualmente in ciascuno dei tre giorni della fine di settembre, appunto del 1978.
Un contributo eccezionale, senza aggravi economici.
Abbiamo sostenuto la opportunità di corsi di aggiornamento professionale, da svolgere nella sede di Piazza Sallustio, allestendo un'aula per 36 allievi, strumentalmente corredata, intitolata a Salvatore Matarrese per la contribuzione ottenuta dalla famiglia per il tramite del nostro socio ing. Michele. I corsi svolti sono stati numerosi ogni anno ed hanno costituito oltre che un mezzo di conoscenza, proveniendo gli allievi da tutta Italia, un servizio portato anche in periferia ed un sostegno non trascurabile per la vita della Associazione. lì testo delle lezioni dei corsi è stato pubblicato dall'ANIAI nella rivista "L'ingegnere" ed alcuni di essi, su argomenti aventi scarsa letteratura, sono divenuti dei veri e propri testi di studio.
Nel 1979 venni nominato Vice-presidente dell'ANIAI, incarico che ho ricoperto per più anni. Sono stato anche vice-presidente vicario e nelle elezioni dell'inizio del 1985 avrei potuto essere presidente se non vi avessi rinunziato, avendo assunto un altro incarico che, fino alla fine dell'anno 1986, mi avrebbe pressochè impedito di dare il necessario apporto.
Fu forse una decisione non opportuna.
Avrei dovuto tener conto che la collaborazione, che non mi sarebbe certo mancata, degli amici di Bari, poteva farmi superare il periodo difficile.
Con l'autorità assunta dalla Associazione Pugliese, divenuta nel frattempo la più importante per numero di iscritti, una nostra presidenza avrebbe certamente consentito di portare innanzi alcune delle proposte che poi non sono state mai realizzate o sono state realizzate troppo tardi ed in forma non adeguata (vedi, ad esempio, il Registro degli iscritti edito nel 1994). Pensate che non eravamo neppure alla metà degli anni 80 quando sostenevamo la creazione, con gli opportuni sostegni economici, di un istituto per qualificazione dei materiali. Saremmo stati oggi all'avanguardia con titoli tecnici ed esperienze atti ad assicurare non solo all'ANIAI, ma a tutte le associazioni federate, una assoluta preminenza nel campo, evitando ogni speculazione.
Abbiamo anche provveduto ad organizzare a Bari il XXII Congresso Internazionale ANIAI nei giorni 2-3-4 marzo 1998 con il tema "Un futuro per la città". Successo ancora maggiore del precedente, svolto alla Fiera del Levante, con la partecipazione di molte centinaia di tecnici da tutta Italia.
I nomi dei relatori generali: prof. arch. Luigi Mazza - preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino; prof. ing. Almerico Realfonzo - docente di Estimo ed economia urbana della Facoltà di Architettura di Napoli; prof. ing. Corrado Beguinot - docente di tecnica urbanistica della Facoltà di Ingegneria di Napoli; prof. ing. Marcello Grisotti - docente di architettura tecnica al Politecnico di Milano; prof. ing. Edoardo Salzano - presidente INU, docente di programmazione del Territorio della Facoltà di Architettura di Venezia; la presenza del Ministro Tognoli, di tutte le Autorità regionali, provinciali e locali sono una prima prova della importanza e del successo che non poteva mancare.
I tre volumi pubblicati degli atti congressuali sono una ulteriore testimonianza.
La organizzazione è stata tutta nostra, compresa la gestione economica che, condotta con mano maestra dal tesoriere Donato Bosco, ha dato risultati soddisfacenti.
Nel seguito degli anni, la coesione delle Associazioni del Nord al fine di non far prevalere il Sud, ha impedito che nostre proposte, sempre impostate con grande serietà e con una visione chiara degli interessi presenti e futuri professionali e culturali delle nostre categorie, potessero avere attuazione. Ed abbiamo dovuto assistere ad un progressivo decadimento nel prestigio e nella azione della Federazione nazionale.
lì quarto argomento che figura nel mio elenco numerato, ma che non ha alcun significato di priorità, è quello delle attività culturali della Associazione.
Si tratta di quelle attività concretizzate in conferenze, tavole rotonde, mostre, convegni, oltre a quella della stampa della quale ho già trattato.
Questo purtroppo non può che essere un elenco, anche se molto sommario. Non intende segnalare tutte le conferenze, nè tutti i relatori con i relativi argomenti anche per il tempo, certamente insufficiente per fare una simile ricerca particolareggiata.
Nel 1975 l'Eternit era considerato un materiale utilizzabile senza timori e, forse per questo, ricordo una tavola rotonda per spiegarne qualità ed usi.
Ricordo anche una tavola rotonda a scopo promozionale della istituzione della Facoltà di Architettura, il prof. Sollazzo sui temi da lui preferiti di statica e calcolo, una gita a Raito per la Ferro-cemento ed una a Pescara alla ditta Pollice.Ve ne fu anche una mia sul decreto emesso nel luglio 75 dal Ministro della Sanità - ricordate la particolare novità della altezza dei vani ridotta a 2,70?
Sempre in tema promozionale con la Laterlite sui calcestruzzi leggeri. Viene proposto per due opere un premio di L. 1.000.000 ciascuno, con tema l'asilo nido ed il restauro di un edificio significativo.
Si incomincia a parlare con l'arch. Bazzani della proposta di nuova legge urbanistica regionale e si tiene un pubblico incontro.
E' il 1976 ed è approvato il piano regolatore dell'arch. Quaroni. Sono io a parlarne il 01.10.1976 e l'arch. Mongiello a disegnare la copertina di Continuità che ne riporta il testo con una immagine schematica del territorio del Comune di Bari che, con le zone a mare allungate ad est e ad ovest a guisa di ali e con il molo foraneo adunco, dà la netta sensazione della sagoma di un uccello rapace. A quali rapacità intendeva alludere?
Una tavola rotonda conclude il premio assegnato ad un progetto di asilo nido; il titolo è "Asilo nido: nuova infrastruttura primaria".
L'anno 1977 è caratterizzato da una Assemblea straordinaria che approva un documento sul disegno di legge "Tutela ed uso del territorio" che poi vedrà la luce nel 1980, senza peraltro dimenticare la bella giornata passata a Barletta con il prof. arch. Marcello Grisotti ed i suoi collaboratori per il restauro del Castello, e quella al SAIE di Bologna.
Nell'anno 1978 molte energie furono assorbite nella organizzazione del Congresso ANIAI, già in precedenza citato, ma questo non impedì di effettuare una visita a Matera per la mostra dei progetti sui "Sassi", una alla Ferrosud di Ferrandina e di ascoltare il prof. Realfonzo sull'equo canone, tema di un'altra importante legge dello stesso anno.
Nel 1979 venne assunta la iniziativa di dare l'avvio ad una collana di pubblicazioni intitolata "Documenti sulla città". L'obiettivo era quello di porre a disposizione dei tecnici e di quanti altri ne avessero avuto necessità, una pubblicazione in raccolta commentata dei regolamenti comunali, dei piani regolatori e di quanto fosse utile alla loro comprensione. lì primo fascicolo di questi "documenti" fu da me preparato e conteneva i Regolamenti edilizi di Bari. Naturalmente l'obiettivo non era limitato alla città di Bari e la collaborazione era offerta a tutti coloro che vi si fossero dedicati, come si legge nella presentazione.
lì fascicolo, stampato a spese della Associazione, fu offerto a prezzo dei soli costi di stampa ai soci e ad un prezzo assolutamente modesto in libreria, lì risultato economico non fu al momento confortante: ed era da aspettarsi perchè non si trattava di una pubblicazione fatta per essere "letta" ma per essere conservata in libreria fino al momento dell'uso o per essere acquistata al momento del bisogno. La prima tiratura si è infatti esaurita nel tempo di non pochi anni.
La collana non ha avuto seguito perchè si attendevano contributi di altri tecnici disponibili a questa operazione, sempre culturale, cosa che non è avvenuta.
In verità io avevo preparato molto altro materiale per Bari, per cose vigenti ed anche per altre pregresse a scopo di studio, per la città vecchia, per il piano regolatore Calzabini e Piacentini, per il piano Quaroni, ma, sebbene sollecitato, non ho voluto proporre altra stampa con il mio nome, ad evitare che si ritenesse che io avessi trovato nella Associazione un editore compiacente. Di interesse risultarono la visita alla diga del Sinni promossa dall'ing. Trimigliozzi e quella a Massafra promossa dall'ing. Lazzàro.
Sempre a Taranto, essendo la Associazione già divenuta regionale, si tenne un incontro sul patrimonio abusivo con la partecipazione del prof. avv. Vincenzo Caputi Jambrenghi e l'ing. Angela Cirrottola.
A Bari invece un incontro avente per tema le "Raccomandazioni per la progettazione e la esecuzione di murature in laterizio", un altro sulla corrosione in presenza di acqua marina e sulla convenzione per il nucleare in Puglia.
Si comincia a parlare della nuova legge regionale sui lavori pubblici e si dà inizio alla preparazione di due eventi di notevole importanza. La mostra dedicata all'arch. Renzo Piano e il convegno sull'arredo urbano.
L'arch. Renzo Piano in Puglia ha dato l'avvio con l'ing. Gianfranco Dioguardi ad un progetto-studio chiamato "Laboratorio di quartiere". La prima esperienza ad Otranto e poi a Bari al Rione Japigia. Ho detto progetto-studio, in quanto destinato alla possibilità di razionalizzare la manutenzione degli edifici. La Associazione aveva già avuto modo di contattare l'arch. Piano, sempre per il tramite l'ing. Dioguardi, per la visita del Beaubourg a Parigi. La seconda occasione è sfociata nella proposta di allestire una mostra delle opere di Piano. Cosa che èavvenuta al Castello Svevo con grande successo di visitatori nella primavera dell'83 ed il titolo della mostra era "Pezzo per Pezzo".
Il Convegno sull'Arredo Urbano, della durata di due giorni con il titolo accattivante "Vivere la città" si è svolto al Castello Svevo ove è stata allestita anche una mostra. Oltre quattrocento partecipanti e relatori di spicco nazionale. Animatore entusiasta e organizzatore principale l'arch. Sebastiano Cimmarusti, nostro vice-presidente.
Ancora a Taranto, una prima volta sull'abusivismo relatori il dott. Allegretta ed io, ed una seconda volta l'anno successivo (è il 1985) sulla legge n0 47/85 relatori il prof. avv. Enrico Dalfino, l'ing. Carrante ed un magistrato del quale non sono riuscito a rintracciare il nome. Taranto ci attira ancora con la visita al porto, ove è in montaggio un settore di piattaforma per ricerche petrolifere in mare, ed alla industria Belleli, costruttrice.
L'appalto concorso svolto dal Comune di Bari per la costruzione di un palazzetto dello sport, ha fornito la occasione per chiedere al Comune di Bari di consentire e patrocinare una mostra dei progetti presentati La mostra è stata allestita con grande cura nella sala-cortile coperto della Camera di Commercio ed è stato anche curato e stampato un catalogo dei progetti.
A margine, un convegno sugli impianti sportivi a Bari.
1988, occupato nei suoi primi mesi dalla preparazione del congresso ANIAI di cui ho già riferito, ha visto la Associazione occuparsi delle costruzioni in legno e delle tecnologie del laterizio.
In questo anno è iniziata la costruzione dello Stadio 5. Nicola, opera molto importante anche per le particolari tecnologie impiegate, oltre che per il progetto redatto dall'arch. Piano.
Le visite nel corso dell'opera sono state più di una, sempre con la attenta guida del direttore dei lavori prof. Amedeo Vitone, autore anche dei calcoli definitivi delle imponenti strutture in c.a. e in acciaio. Abbiamo inoltre accolto i colleghi della Associazione di Napoli, naturalmente allo stadio, mentre noi abbiamo fatto una visita a Napoli per le opere di ristrutturazione della stadio 5. Paolo e per il Centro direzionale.
Dopo aver trattato del Politecnico di Bari, ci siamo occupati in appositi incontri, sempre rigorosamente aperti al pubblico, della sicurezza al fuoco dei materiali, della sicurezza degli impianti.
Siamo ormai al 1990 ed io sto saltando o, meglio dimenticando, tante cose e tanti nomi di relatori che sono stati a suo tempo ringraziati, ma che avrebbero meritato un ulteriore ricordo, omettendo anche i nomi dei miei amici e collaboratori dei Consigli direttivi che hanno dato sempre molto per la miglior riuscita delle nostre manifestazioni.
Per più anni abbiamo contribuito ai viaggi compiuti dagli studenti e dai docenti della Facoltà di ingegneria che si recavano a far pratica sui luoghi, così come, ad esempio, in Friuli dopo il terremoto.
Ma la nostra attività credo di averla ormai delineata e non serve che vi elenchi che ci siamo occupati più volte del Politecnico che stava nascendo a Bari e persino della Torre di Pisa.
lo credo di poter quindi passare ad un altro argomento, sempre rientrante nella attività culturale, ma avente particolari caratteristiche.

I viaggi di studio all'estero
Noi ingegneri ed architetti siamo in misura varia abbonati a riviste tecniche che trattano di edilizia, urbanistica ed architettura in Italia e nel mondo, e potremo dire quindi di essere sufficientemente informati.
lo ho sempre pensato invece che ciò non sia sufficiente e che quella informazione può essere notevolmente migliorata per due motivi.
Il primo è simile alla utilità di partecipare a conferenze, convegni, congressi, anche se non si hanno da fare comunicazioni o interventi, che è quello di liberarsi per un tempo più o meno lungo dal caotico svolgersi del quotidiano, per dedicarsi allo approfondimento di un tema di interesse nel nostro campo di attività.
Il secondo è che le illustrazioni, per quanto dettagliate ed eseguite da artisti della fotografia e della penna, non raggiungono mai le sensazioni che possono venire dalla visione diretta. Vale per il particolare architettonico o tecnologico, per la composizione volumetrica o per un impianto di un quartiere.
Chi mai poteva pensare, consultando le copiose illustrazioni, all'effetto desolante di solitudine prodotto dalla Défance a Parigi, ora un po' animata solo dalle frotte di turisti che vanno a visitare la Grand Arche per vedere il panorama di Parigi? Ed i quartieri satelliti? Conoscere le esperienze fatte da altri è sempre utilissimo, perchè dovrebbe evitare di commettere almeno gli errori già commessi.
Per questo ho propugnato la organizzazione di viaggi di studio all'estero, tutti mirati ad acquisire determinate conoscenze.
Nell'autunno del 79 il primo viaggio a Parigi con obiettivo principale il quartiere direzionale de la Défense, le prime grandi opere quali il Beaubourg, accompagnati da ingegneri dello studio Piano-Rogers di Parigi, i quartieri satelliti di maggiore importanza, gli inizi de la Villette. Programma particolareggiato, appositamente studiato, commettendo peraltro un errore che non è stato più ripetuto. Facendo viaggi della durata da 7 a 10/12 giorni non è possibile escludere la presenza delle signore ed anche di figli: per questo motivo studiai due programmi separati: errore grave, subito rilevato e mai più commesso. Se un programma è ben equilibrato e ben studiato risulta sempre ben gradito a tutti.
La partecipazione a questi viaggi che sono stati in tutto tredici, comprendendo quello più breve riservato a soli tecnici per la visita alla metropolitana di Lille nel 1991, è stata sempre buona, compresa fra i 45 e gli 80 partecipanti, tanto da riuscire in due casi ad ottenere un volo speciale diretto, da Bari alla nostra destinazione.
Il periodo, quasi sempre la fine dell'estate o il primo autunno per tener conto delle varie esigenze. L'anno 1980 fu la volta di Londra con obiettivo non solo le prime grandi trasformazioni della città, ma, in particolare, le città nuove (dalle villes nouvelles di Parigi alle new town di Londra).
L'anno 1981 fu dedicato ad un viaggio in Olanda (Amsterdam e Rotterdam) e Danimarca (Copenaghen) con una puntata in Svezia per un impianto di smaltimento di rifiuti solidi urbani.
Il primo è simile alla utilità di partecipare a conferenze, convegni, congressi, anche se non si hanno da fare comunicazioni o interventi, che è quello di liberarsi per un tempo più o meno lungo dal caotico svolgersi del quotidiano, per dedicarsi allo approfondimento di un tema di interesse nel nostro campo di attività.
Il secondo è che le illustrazioni, per quanto dettagliate ed eseguite da artisti della fotografia e della penna, non raggiungono mai le sensazioni che possono venire dalla visione diretta. Vale per il particolare architettonico o tecnologico, per la composizione volumetrica o per un impianto di un quartiere.
Chi mai poteva pensare, consultando le copiose illustrazioni, all'effetto desolante di solitudine prodotto dalla Défence a Parigi, ora un po' animata solo dalle frotte di turisti che vanno a visitare la Grand Arche per vedere il panorama di Parigi? Ed i quartieri satelliti? Conoscere le esperienze fatte da altri è sempre utilissimo, perché dovrebbe evitare di commettere almeno gli errori già commessi. Per questo ho propugnato la organizzazione di viaggi di studio all'estero, tutti mirati ad acquisire determinate conoscenze.
Nell'autunno del 79 il primo viaggio a Parigi con obiettivo principale il quartiere direzionale de la Défense, le prime grandi opere quali il Beaubourg, accompagnati da ingegneri dello studio Piano-Rogers di Parigi, i quartieri satelliti di maggiore importanza, gli inizi de la Villette. Programma particolareggiato, appositamente studiato, commettendo peraltro un errore che non è stato più ripetuto. Facendo viaggi della durata da 7 a 10/12 giorni non è possibile escludere la presenza delle signore ed anche di figli: per questo motivo studiai due programmi separati: errore grave, subito rilevato e mai più commesso. Se un programma è ben equilibrato e ben studiato risulta sempre ben gradito a tutti.
La partecipazione a questi viaggi che sono stati in tutto tredici comprendendo quello più breve riservato a soli tecnici per la visita alla metropolitana di Lille nel 1991, è stata sempre buona, compresa fra i 45 e gli 80 partecipanti, tanto da riuscire in due casi ad ottenere un volo speciale diretto, da Bari alla nostra destinazione.
Il periodo, quasi sempre la fine dell'estate o il primo autunno per tener conto delle varie esigenze. L'anno 1980 fu la volta di Londra con obiettivo non solo le prime grandi trasformazioni della città, ma, in particolare, le città nuove (dalle villes nouvelles di Parigi alle new town di Londra).
L'anno 1981 fu dedicato ad un viaggio in Olanda (Amsterdam e Rotterdam) e Danimarca (Copenaghen) con una puntata in Svezia per un impianto di smaltimento di rifiuti solidi urbani.
Particolarmente interessanti le sistemazioni urbanistiche di nuove porzioni di città, realizzate attraverso forme di programmazione e di esecuzione da parte dell'ente pubblico. Non quartieri di case popolari ma pezzi di città comprendenti anche abitazioni a basso costo di affitto e forme singolari di cessione di suoli che l'autorità locale aveva preventivamente acquisito. A Rotterdam in particolare i cantieri per il recupero del centro storico.
Non va dimenticato che la preparazione di ogni viaggio comprendeva il contatto preventivo con le organizzazioni tecniche locali in modo da essere ben guidati sul posto. Ricordo, ad esempio, l'accoglienza nei locali del Comune di Rotterdam ove ci vennero illustrate con diapositive e filmati le opere che di lì a poco avremmo visitato.
Rimettendo in ordine carte, ricordi, fotografie, testi, potrei scrivere un libro a carattere tecnico-divulgativo, magari anche, se mi potesse riuscire, divertente.
L'anno 1982 ci vide attraversare l'Atlantico per Boston, New York e Chicago. Rimarchevoli furono gli incontri all'M.I.T. di Boston ed I.I.T. di Chicago, la visita alle opere di F.L. Wright ad Oak Park ed a quelle dei maggiori architetti del mondo a New York. Nell'ufficio tecnico del Comune di Boston, sito in un edificio nuovo appositamente costruito, ricevuti da un Assessore di origine italiana, ci venne illustrato il sistema cartografico utilizzato per il controllo della città sotto il profilo dell'edilizia e degli impianti.
Da ovest ad est.
Nel 1983 Leningrado e Mosca.
Per la prima volta scese a Palese un aereo della Aeroflot per il viaggio diretto Bari-Leningrado a noi riservato. Forse perché avemmo la accortezza di contattare per le questioni organizzative sul luogo la Associazione di amicizia Italia-URSS, certo è che il programma da noi formulato venne accolto totalmente ed effettuato senza ostacoli di sorta. Memorabile il ricevimento nella sede della Associazione degli Architetti di Leningrado con filmato sulla città, buffet e concerto vocale.
Altrettanto per la cena offerta, dopo la visita al Comune e la illustrazione del piano regolatore, in un locale caratteristico di Mosca (non per turisti): in quella sera ebbi occasione di dialogare in lingua francese, in piena "libertà", con il dirigente dell'Ufficio del Piano di Mosca. Un incancellabile ricordo.
Potemmo vedere tutto ciò che ci eravamo proposti, con molta semplicità, dalla storia della architettura moderna a Mosca, alle fabbriche di materiale edilizia prefabbricato, ai casermoni anch'essi prefabbricati, entrando persino con grande semplicità in alloggi abitati.
Il 1984 ancora ad est con un itinerario che ci portò a Praga, a Berlino Est e, attraversato il muro, a Berlino Ovest. Un ricordo particolare di questo viaggio mi ha lasciato la visita alla sede comunale di Berlino Ovest ove ci furono esposte le metodologie seguite nella ricostruzione che avveniva, pressoché completamente, ad opera della Municipalità. Nel dibattito che ne seguì, constatati i tempi estremamente brevi di ogni intervento costruttivo, fu chiesto all'Assessore (o carica equivalente nella amministrazione tedesca) quali le difficoltà negli espropri di tante proprietà private. Ci fu risposto che non vi erano difficoltà di sorta perché l'usuale sistema era l'accordo bonario sulla indennità o, meglio, sul prezzo.
I casi erano due: o il governo tedesco si accordava su prezzi assai vicini a quelli di mercato o un diverso modo di porsi dei cittadini nei confronti dello stato spianava la strada agli accordi. Un insegnamento quanto mai illuminante per la ricerca di una metodologia intermedia, capace di avere effetti positivi anche in Italia.
Il meno che si possa affermare è che ogni viaggio ha costituito per ciascun partecipante un considerevole incremento del bagaglio culturale: persino per me che avevo studiato minutamente ogni viaggio, ogni meta di visita, raccogliendo documentazione di ogni genere, aiutato sempre con grande spontaneità e simpatia dagli amici del Consiglio direttivo.
Il viaggio successivo fu nell'86 prendendo spunto dall'EXPO 86 Vancouver per visitare quel meraviglioso paese che è il Canada ove, oltre che a Vancouver, le soste furono Toronto e Montreal. Un ricordo molto bello mi ha lasciato il viaggio che nell'87 ci ha portato a visitare paesi e capitali nordiche, Oslo, Helsinki e Stoccolma. La scelta di una data di mezza estate ci consentì di fare da Oslo, ove eravamo giunti con un volo speciale da Bari della Compagnia aerea scandinava, una puntata al Capo Nord giungendo nell'ultimo giorno del "sole a mezzanotte". Attraverso la Lapponia ad Helsinki che, con l'ausilio e guida dell'arch. Eugenio Lombardi, che vi aveva soggiornato e lavorato per più anni, potemmo visitare con molta accuratezza, non limitandosi (se così si può dire) alle sole opere di Alvar Aalto, ma comprendendo tutta una serie di esempi costruttivi recenti molto apprezzabili. La conclusione a Stoccolma con una visita accurata a numerose sistemazioni urbane della città in espansione.
Nuovamente negli Stati Uniti nel 1988, questa volta sulla costa occidentale da 5. Francisco a Los Angeles a Houston ed infine a New Orleans. Non posso dimenticare la visita preordinata alla Università di Okland poco a est di 5. Francisco ove, in un capannone ci fu mostrato un plastico della città di 5. Francisco in scala tale da poter far discendere dall'alto nelle strade (con una serie di binari mobili in alto) telecamere atte a far "vedere" ad altezza d'uomo ed a proiettare su un grande schermo. Tutte le volte che veniva richiesto, la Commissione edilizia di S. Francisco poteva osservare quali sarebbero stati gli effetti visivi di una nuova edificazione di cui veniva collocato un plastico aggiuntivo o sostitutivo del preesistente.
L'anno successivo, il 1989, fu la volta dell'Estremo Oriente, mete particolari Hong Kong e in Giappone, Tokyo e Kyoto.
Una emozionante alternanza tra nuove realizzazioni e antichi meravigliosi monumenti.
Poco più di dieci anni dopo, ancora una volta a Parigi, per una visita alle grandi opere del decennio trascorso. Preparato con una speciale accuratezza, con diretti preventivi contatti con gli architetti progettisti, francesi, italiani, spagnoli, sfociati in incontri anche sul luogo, poté essere per un numero di partecipanti considerevole, forse eccessivo per visite "di studio", una esperienza rimarchevole. Non voglio fare un elenco né di opere né di progettisti perché sarebbe troppo lungo; ècerto comunque che ben poche cose (tra quelle di un certo peso presenti alla fine del 1990) sono sfuggite.
Un viaggio più breve nel 1991, mirato ad una singola opera esemplare, la metropolitana leggera di Lille con una fuggevole, ma sempre proficua, sosta a Parigi. In quella occasione, ed in vista di un possibile finanziamento di una metropolitana per Bari, furono invitati a partecipare amministratori comunali e regionali, credo con risultato molto positivo.
L'ultimo viaggio organizzato fu nel 1992, motivato dalla EXPO 92 di Siviglia: una occasione ottima per una visita a Barcellona ed a Madrid, due grandi città con grandi interventi infrastrutturali, oltre che architettonici ed edilizi. Un importante sostegno ci venne dalle associazioni di categoria spagnole.
Alla fine dello stesso anno 92, nella mia penultima assemblea degli iscritti, ad un certo punto della mia relazione, si udì una voce dal fondo della sala meno viaggi . Assicurai ed assicuro gli associati che i viaggi organizzati non hanno portato, salvo quello a Lille per l'invito fatto a numerose autorità, alcun onere economico per l'Associazione, neppure quello delle spese postali per la comunicazione a tutti i soci perché compreso in una quota di iscrizione, mentre il beneficio culturale e professionale per i partecipanti ritengo sia stato notevole. lì fatto che, per ragioni che è superfluo elencare, la partecipazione fosse ogni volta di poche decine di unità, non doveva stupire o indignare alcuno, visto che in tante occasioni culturali di grande rilevanza offerte in Bari ed in altre località a tutte spese della Associazione e cioè di tutti i soci, la partecipazione era similmente limitata.
Ritengo in coscienza assolutamente e inconfutabilmente valido quanto operato in quegli anni in questo settore.

L'ultimo argomento è quello della sede della Associazione e degli Ordini professionali, non fosse altro che per la comunanza di essa con l'ordine ingegneri e per essere, ognuna ditali collocazioni fisiche, la "nostra" sede. Per leggerne la storia basterebbe riprendere, se ogni iscritto li avesse conservati, il n° 2/3 1990 della rivista Continuità con l'articolo dal titolo "Una casa per noi" ed il n° 1/2 1992 con un altro articolo con lo stesso titolo e così anche l'articolo di presentazione del catalogo dei progetti che fu pubblicato dopo il concorso, per essere a conoscenza di tutto.
In brevissima sintesi, ad evitare ricerche, magari infruttuose, dirò che il problema di una sede più ampia per la Associazione e per l'Ordine era praticamente già presente e; ovviamente, in continua crescita per entrambi gli organismi, sin dal 1975 quando assunsi per il primo anno la presidenza. Le difficoltà per reperire una nuova sede, in fitto od in proprietà, capace di ospitare i vari organismi con una prospettiva di una certa durata, fece sorgere la idea che si potesse in qualche modo, magari ricorrendo ad un auto-finanziamento, così come era avvenuto nel 56/58, con l'apporto di ingegneri ed architetti, iscritti alla Associazione ed agli Ordini rispettivi, dei locali al 5° piano di Via Putignani n° 76, giungere a costruire una sede propria.
Sin dal 1979 fu fatta la prima domanda al Sindaco e con particolare attenzione agli Assessori all'Urbanistica ed ai Lavori Pubblici di ottenere in concessione (in diritto di superficie) un suolo sito nella zona A 167 di Japigia di 4.500 mq. destinato a "centro civico, centro sociale - uffici" ben specificando quali erano le intenzioni e la destinazione della costruzione da progettare, sin da allora ben precisa, riunire le strutture della Associazione, dei due Ordini professionali, con servizi comuni e con la propensione ad essere una struttura aperta anche verso l'esterno.
Nulla si ottenne per ben 10 anni, nonostante i solleciti: solo risposte, una volta per metà positive ed un'altra totalmente negative.
Era stato un sogno, scrivevo nel 1990, ed era forse destinato a rimanere tale.
Finché la partecipazione ad un bando concorso dal Comune nel luglio 1989 per assegnare suoli in diritto di superficie, ci fece ottenere il primo risultato: con delibera del Consiglio Comunale del 20 marzo 1990 il Comune di Bari assegnava all'ARIAP per 99 anni l'area sita nel piano di zona di Japigia - settore A - destinata a Centro Civico Sociale - Uffici, che era poi quella da noi richiesta dieci anni prima, ma disponibile solo per mq. 1907. Poteva essere ancora sufficiente.
E' chiaro peraltro che nella attesa ciascuna organizzazione aveva dovuto adottare soluzioni-tampone o soluzioni-ponte, come si usa dire nel linguaggio politico: l'ordine degli ingegneri spostando la sala riunioni in un locale preso in fitto al 10 piano del medesimo stabile di Via Putignani n° 76 e ristrutturando quelli già esistenti al 5° piano, l'Associazione prendendo in fitto un piccolo appartamento al 3° piano, l'Ordine architetti trasferendosi in una sede di dimensioni maggiori. Ma l'obiettivo rimaneva in tutti il medesimo ed il lavoro di preparazione continuò seniza soste, in una unione di intenti sempre sufficiente. Un bando di concorso nazionale per il progetto; un primo riuscito tentativo di far intervenire nel finanziamento la nostra Cassa di Previdenza. Per arrivare alla convenzione occorreva il progetto approvato, per passare alla costruzione la base economica.
L'idea del (coltivato) sogno fu bene rappresentata in una vignetta di De Nucci in Continuità n° 2/3 1990 pag. 75.
Le vicissitudini del concorso sono narrate negli articoli che ho prima citato, così come mi pare di aver già detto della mostra dei progetti allestita nei locali della Facoltà di Ingegneria di Bari. Vincitore fu il progetto denominato "CORTE JAPIGIA" redatto dal gruppo dell'arch. Pier Guido Fagnoni di Firenze.
E si andavano intanto meglio delineando e confermando i mezzi di intervento della Cassa di Previdenza.
Siamo arrivati all'ultimo anno della mia presidenza, il 1993.
Cos'era fino ad allora accaduto lo narrai nella relazione alla Assemblea del 10 dicembre dello stesso anno, un'Assemblea per la prima volta affollata da oltre cento iscritti. Eravamo fermi alla convenzione di incarico ai progettisti per produrre l'elaborato da presentare al Comune per ottenere la approvazione della C.E., per passare poi alla Convenzione con il Comune medesimo e quindi alla concessione edilizia.
Non arrivai alla firma della convenzione per il contrasto con i progettisti sul costo da attribuire alla costruzione su cui basare l'ammontare della prestazione e sull'affidamento del progetto degli impianti, che noi intendevamo rinviare ad un successivo momento per essere più certi degli impegni di spesa che andavamo ad assumere.
Il martellone al quale io avevo paragonato le avversità fino a quel momento sopportate, continuava intanto a picchiare sul paletto della speranza.
Debbo concludere perché ho già scritto troppe pagine. Ma se, come si usa dire, ogni anno è una pagina della nostra vita, io, solo per questo, avrei avuto diritto a 19 pagine, magari con un "bonus" o un premio di durata.
Il giudizio sul diritto ad ottenere il "bonus" non spetta a me: vorrà dire che il lettore dissenziente si fermerà nella lettura alla fine della diciannovesima pagina. In ogni caso è opportuno che mi affretti a terminare.
E si termina di solito con i ringraziamenti, con la voce commossa per chi parla, con la scrittura tremante per chi scrive. Assicuro voi che leggerete queste frasi a stampa, che l'originale porta evidenti i segni della commozione interiore.
Sono particolarmente affezionato a Collegio degli Ingegneri di Firenze (per il tempo passato), sono sinceramente e maggiormente legato alla Associazione ingegneri ed architetti di Puglia (per il tempo presente e per il futuro): ne ho sempre sostenuto l'utilità e addirittura la necessità ed ho cercato di incrementarla nel corso degli anni. Non so se e quanto vi sia riuscito: avrei potuto certamente fare di più se si fosse accresciuta la spinta dal "centro".
Quel che è certo è che, se qualche cosa di buono sono riuscito a combinare, se qualche "più" sono riuscito ad aggiungere, questo lo devo a tutti gli amici e colleghi, ingegneri ed architetti, che hanno collaborato, in maggior o minor misura non ha ora importanza, nei diciannove anni di cui vi ho parlato.
Qualcuno di essi l'ho già rammentato nel corso del mio racconto, ma ciò è avvenuto in forza del "racconto" e non certo per volerne dimenticare qualcuno.
Tutti si devono sentire e sono ricordati, i componenti dei consigli direttivi, i collaboratori che si sono adoperati per circostanze e manifestazioni particolari, i direttori ed i componenti dei comitati di redazione del "Bollettino di informazione tecnica" e di "Continuità - Rassegna tecnica pugliese", gli addetti alla segreteria dell'Ordine ingegneri che nei primi anni svolgevano doppia funzione ed il collaboratori che si sono succeduti nella segreteria della Associazione.
E il buon Dio che mi ha permesso di esser qui a ricordare con voi il passato.

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